I Vini di Cina e Giappone: Oriente da Degustare
Quando si pensa all’Oriente, il vino non è certo la prima cosa che viene in mente. Eppure, tra risaie, montagne e templi antichi, Cina e Giappone stanno scrivendo una nuova pagina della cultura enologica mondiale. Due paesi lontani, con storie, climi e approcci diversi, ma uniti da una crescente ambizione: produrre vini di qualità, identitari e capaci di parlare anche al palato occidentale.
La Cina: Il Risveglio del Dragone del Vino
Negli ultimi decenni, la Cina ha compiuto passi da gigante nel settore vinicolo. Oggi è uno dei maggiori produttori al mondo per volume, e si sta sempre più affermando anche per la qualità.
Il cuore della viticoltura cinese si trova in diverse regioni, tra cui:
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Ningxia, sull’altopiano del Gansu, al confine con il deserto del Gobi: qui si producono rossi eleganti e corposi, soprattutto da uve Cabernet Sauvignon, Merlot e Marselan. I vini di Ningxia hanno ricevuto riconoscimenti internazionali e sono spesso paragonati ai grandi Bordeaux.
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Shandong, regione costiera a clima umido, sede di molti investimenti stranieri (tra cui Château Lafite Rothschild).
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Yunnan, regione montuosa al confine con il Tibet, dove il progetto Shangri-La (gestito anche da Moët Hennessy) punta a produrre vini d’altura unici.
La Cina ha saputo unire tecnologia moderna, know-how europeo e terroir sorprendenti. I vini cinesi stanno abbandonando l'etichetta di “curiosità” per imporsi come realtà sempre più competitive sul mercato globale.
Il Giappone: Eleganza e Purezza in Bottiglia
Il Giappone ha un approccio completamente diverso. La sua tradizione è più antica (il sake, ad esempio, ha radici secolari), ma la produzione vinicola ha preso slancio solo nel XX secolo.
Il vitigno simbolo del Giappone è il Koshu, a bacca rosa, coltivato principalmente nella regione di Yamanashi. Da questa varietà si ottengono vini bianchi leggeri, floreali e minerali, perfetti per accompagnare la cucina giapponese. Il Koshu è spesso vinificato in purezza, con risultati eleganti e raffinati, molto apprezzati anche dagli chef internazionali.
Un’altra varietà che sta emergendo è il Muscat Bailey A, un ibrido giapponese che dà vita a rossi morbidi e fruttati.
Il Giappone si distingue per una viticoltura di precisione, dove il dettaglio è tutto. Le cantine sono spesso piccole, attente all’ambiente e alla qualità, con un’estetica che riflette la cultura del paese: sobria, curata, profondamente legata alla natura.
Vino e Cultura: Un Ponte tra Oriente e Occidente
Sia in Cina che in Giappone, il vino è anche uno strumento di dialogo culturale. In Cina, i produttori puntano a far convivere la modernità tecnica con il gusto locale; in Giappone, il vino diventa quasi un’estensione della filosofia wabi-sabi, con la sua ricerca della bellezza nell’imperfezione.
Negli ultimi anni, le bottiglie di entrambe le nazioni stanno entrando nelle carte dei vini dei ristoranti stellati, nei concorsi internazionali, e nei calici degli appassionati più curiosi.
Conclusione
I vini di Cina e Giappone raccontano una storia nuova, inaspettata e affascinante. Non sono semplici copie dei modelli europei, ma espressioni uniche di territori lontani e ricchissimi di identità. Chi ama il vino come linguaggio culturale, troverà in Oriente un mondo tutto da esplorare.
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